Low cost e giovane, l’opera che piace

Diverte «Il barbiere di Siviglia» di Paisiello con pochi mezzi ma molte idee

Gianmaria Aliverta è l’antibamboccione dell’opera. La sua storia è nota ai lettori della «Stampa» perché l’abbiamo già raccontata. In sintesi: colpito dal bacillo del melodramma, portatore insano di passione operistica, il giovane Aliverta prima l’opera l’ha cantata come corista e poi ha deciso di metterla in scena come regista. Invece di stare lì a lamentarsi perché nessuno gliela faceva fare, ha semplicemente deciso di farla, usando per le sue produzioni super economiche, low cost al quadrato, anche i proventi del suo precedente mestiere di cameriere. È nata così «Voce AllOpera», l’associazione che vuole dimostrare che chi fa l’opera (e chi ci va) non deve necessariamente essere over 50, anzi, e che per farla (e anche per andarci) non servono dei capitali. Basta investire sull’unica materia prima gratis disponibile sul mercato: le idee.

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Mirandolina pop e la Tosca di Vanzina. Così l’opera diventa un cinepanettone

Alla Fenice la commedia con la regia di Aliverta tra gag e scene da centro benessere

Il conte d’Albafiorita ricorda Verdone in versione gallo cedrone, il marchese di Forlimpopoli il «cumenda» di Guido Nicheli in vacanza a Cortina nei cinepanettoni più famigerati. Solo che siamo all’opera, sulle nobili ma non polverose scene della Fenice, dove si riesuma Mirandolina di Bohuslav Martinu («prima», postuma, nel 1959), su un libretto in italiano dello stesso Martunu che, tratto ovviamente dalla Locandiera di Goldoni, testimonia del suo amore per la nostra lingua, per la verità poco ricambiato. Però a Venezia Mirandolina diventa un irresistibile gioco di citazioni sulla commedia all’italiana più vanzinesca, dove gli under 50 (sembrerà incredibile, ma all’opera talvolta ci vanno pure loro) ritrovano gag e situazioni e personaggi della risata made in Italy, e nemmeno della più sofisticata.   Continua a leggere

Janacek e Poulenc: strana coppia e gran teatro

Il diario di uno scomparso di Janacek (1919), uno dei la­vori più affascinanti del grande musicista cèco, con­tiene già in sé qualche abboz­zo di regìa pur senza scaval­care la sua natura concerti­stica: infatti, il diario di un giovane contadino che ab­bandona famiglia e fidanzata per seguire una zingara che lo ha soggiogato con la sua sensualità, è affidato alla vo­ce di un tenore narrante, più il breve intervento di un con­tralto e di tre voci femminili fuori campo, il tutto sostenuto dal suono spoglio di un piano: musica da camera, quindi. Continua a leggere

Da cameriere a regista d’opera puntando tutto sulla lirica low cost

Gianmaria Aliverta dopo il successo di “Poppea” debutterà alla Fenice

A volte succede. Perfino in Italia e addirittura nel mondo parastatale e asfittico dell’opera lirica. Succede che qualche giovane faccia carriera, o almeno inizi, perché se lo merita e non perché fornito di padrini o padroni giusti. Certo deve trovare l’ambiente adatto. Tipo il Festival della Valle d’Itria, con le sue rarità operistiche fra i palagi e le chiese barocche dell’incantevole Martina Franca, uno di quei posti in cui si arriva dall’Italia degli Allevi e dei Bocelli e sembra di atterrare su Marte. Ma sì, diciamola la parolaccia: uno di quei posti dove si cerca ancora di fare cultura.

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Verdi e i censori: Traviata in abiti contemporanei

Nella battaglia fra Verdi e i censori, i benpensanti o semplicemente gli stupidi, finalmente c’è qualcuno che si schiera dalla parte di Verdi. Il quale voleva la sua Traviata in abiti contemporanei,  perché come storia contemporanea era stata pensata, e si arrabbiò moltissimo quando si rivelò troppo forte per l’ipocrisia borghese coeva e la si dovette retrodatare a uno stile Reggenza (fra i Luigi XIV e XV) che sfigurò l’opera fino agli inizi del Novecento, come testimoniano innumerevoli foto di scena. E’ lo stesso stridente scarto fra il messaggio dell’opera e la sua rappresentazione che si verifica oggi quando vediamo Traviata in costumi Ottocento, con le crinoline e i frac. E’ lo stesso che, bambini, ci rendeva incomprensibile l’opera: ma perché, ci si chiedeva nella beata ingenuità dell’età, quel signore anzianotto fa tutta quell’iraddiddio se suo figlio vuole sposare quella bella signora, così chic, che vive in uno splendido palazzo e (apparentemente) non fa che stappare bottiglie di champagne insieme ad amici eleganti quanto lei?

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E Milano s’inventa la “Bohème” low cost

Al Teatro Rosetum soltanto 500 euro per allestire Puccini

Cosa si può fare all’opera con 500 euro? Per esempio, comprare un biglietto per il Festival di Salisburgo, il più caro del mondo, e avanza anche qualcosa per la cena. O due biglietti per la Scala (con un po’ di resto) o due per il Metropolitan di New York (con un po’ di aggiunta). Oppure pagare un trentaquattresimo del cachet di un cantante star, fissato per decreto a 17 mila euro massimi. Oppure anche realizzare un’intera nuova produzione diBohème. Tutta: scene, costumi e luci.

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