Mirandolina e Norma alla Fenice: la donna al centro della scena

Solo una città come Venezia – libera, aperta e senza padroni per quasi un millennio – poteva consentire, già nel Settecento, l’affermazione della donna nella vita sociale e teatrale. Lo vediamo chiaramente nelle commedie di Carlo Goldoni, dove, a partire dagli anni Cinquanta, la protagonista femminile assurge al ruolo di vero e proprio leader. È la cosiddetta “donna di spirito”, che sostituisce il provincialismo d’orizzonti di Pantalone, ormai incapace di imporre agli altri il proprio modello di comportamento borghese.

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MIRANDOLINA – regia Gianmaria Aliverta

Mirandolina si trasferisce in una SPA

Mirandolina è un’opera comica in tre atti scritta nel 1953 dal compositore e librettista di origini slave, naturalizzato americano, Bohuslav Martinu, tratta dalla commedia La Locandiera di Goldoni. L’illustre commediografo veneziano la scrisse nel 1753 e venne rappresentata per la prima volta a Venezia al Teatro Sant’Angelo.

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“Mirandolina” alla ceca: Teatro La Fenice, Venezia, in scena dal 1 al 14 luglio 2016

Non di rado compositori stranieri del Novecento hanno allungato la mano sul patrimonio letterario italiano per la loro produzione. A Bohuslav Martinů si deve Mirandolina, lavoro in bilico tra opéra-comique, Singspiel ed operetta desunto dalla Locandiera di Goldoni. Tale interesse contribuisce alla curiosa fortuna della commedia, oggetto di trasposizioni musicali e non dal XVIII al XX secolo tra cui vanno citate quelle di Salieri (1773) e di Giovanni Simone Mayr (1800). Creata a cavallo del 1953 e 1954, ma allestita postuma nel 1959 al Teatro Nazionale di Praga, Mirandolina soddisfa scarsamente l’ascoltatore più esigente. Seppur di base armonica tonale, la musica giunge all’orecchio senza spiccare il volo verso soluzioni degne d’attenzione, intrisa com’è di pulsazioni e nevrosi. Omaggio a Rossini, con lievi tinte pucciniane, se non accozzaglia di suggestioni settecentesche frammiste a jazz, vi rimane impressa la matrice ceca, non in una delle migliori declinazioni. Lapalissiani i limiti del testo che si perde tra inserzioni di parlato, sviste e ripetizioni superflue. Martinů stesso volle cimentarsi nella stesura del libretto, apportando tagli vistosi e aggiunte ex novo sull’originale, ma la scarsa dimestichezza con l’italiano gli impose l’aiuto di Antonio Aniante (alias Antonino Rapisarda) che non riuscì comunque a smussarne l’imbarazzante pochezza ontologica.

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Venezia, Teatro La Fenice – Mirandolina

Nella storia del teatro occidentale, le donne più libere e padrone di loro stesse sono forse quelle che popolano le commedie di Carlo Goldoni. Molto prima di Carmen, di Nora di Casa di bambola e dei monologhi femministi del Novecento, le donne goldoniane esprimono e realizzano il loro desiderio di emancipazione nei sentimenti, nel matrimonio, nella vita sociale. Non hanno bisogno di evadere, di sognare luoghi o situazioni eccezionali. Non ricorrono ai sotterfugi e alle astuzie delle protagoniste delle commedie e dei drammi giocosi ottocenteschi. Sono perfettamente inserite nel tempo quotidiano e nella realtà sociale. Se si concedono agli uomini è per libera scelta e per il proprio piacere.

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Mirandolina a casa di Goldoni

Riuscitissima ripresa veneziana dell’opera di Bohuslav Martinu tratta da Goldoni. Per la partitura, gustasa e raffinata, il successo è garantito dalla concertazione di John Axelrod e dalla regia brillantissima di Gianmaria Aliverta, nonché da un cast – tutto italiano – assai ben assortito.

VENEZIA, 9 luglio 2016 – Molti erano i motivi di curiosità che spingevano ad assistere alla nuova produzione veneziana di Mirandolinadi Bohuslav Martinu. Il titolo è di rara esecuzione, pur essendo notevolissimo e dimostrando, alla prova dei fatti, il cospicuo talento teatrale e musicale del compositore ceco. C’è poi un legame forte con Venezia, perché il testo prende spunto dalla Locandiera del veneziano Goldoni e il musicista la scrisse per onorare una borsa di studio ricevuta dalla Fondazione Guggenheim. L’opera ebbe però la sua prima esecuzione a Praga nel 1959. Il teatro ha quindi voluto recuperarla, inserendola nella propria vocazione alla riscoperta di titoli desueti e farne levento di punta della rassegna Estate Fenice.

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Mirandolina pop e la Tosca di Vanzina. Così l’opera diventa un cinepanettone

Alla Fenice la commedia con la regia di Aliverta tra gag e scene da centro benessere

Il conte d’Albafiorita ricorda Verdone in versione gallo cedrone, il marchese di Forlimpopoli il «cumenda» di Guido Nicheli in vacanza a Cortina nei cinepanettoni più famigerati. Solo che siamo all’opera, sulle nobili ma non polverose scene della Fenice, dove si riesuma Mirandolina di Bohuslav Martinu («prima», postuma, nel 1959), su un libretto in italiano dello stesso Martunu che, tratto ovviamente dalla Locandiera di Goldoni, testimonia del suo amore per la nostra lingua, per la verità poco ricambiato. Però a Venezia Mirandolina diventa un irresistibile gioco di citazioni sulla commedia all’italiana più vanzinesca, dove gli under 50 (sembrerà incredibile, ma all’opera talvolta ci vanno pure loro) ritrovano gag e situazioni e personaggi della risata made in Italy, e nemmeno della più sofisticata.   Continua a leggere

GOLDONI IN BOEMIA Mirandolina di Martinu

“Mirandolina” di Bohuslav Martinu per la prima volta al Teatro La Fenice

Un po’ sottotono quest’anno, la programmazione estiva della Fenice intitolata allo “Spirito della musica di Venezia” propone in cartellone un unico titolo operistico ma di sicuro interesse per la non frequente esecuzione: “Mirandolina” di Bohuslav Martinu. Frutto della stagione più tarda del compositore ceco, l’operina in tre atti tratta molto fedelmente dalla “Locandiera” di Carlo Goldoni approda per la prima volta sulla scena della Fenice a poco meno di sessant’anni dal debutto praghese. Continua a leggere

Mirandolina rivela il talento di Aliverta

Nella farraginosa stagione esti-va della Fenice, splende comunque “Mirandolina” di Bohuslav Martinu, il maggior compositore ceco del secolo scorso dopo Janacek. Quest’opera, tratta dalla “Locandiera” di Goldoni, ridotta sempre in italiano dallo stesso musicista, è un piccolo capolavoro retrospettivo che cancella gli elementi di critica sociale di Goldoni e crea uno stile di giocoso divertimento legato alla cultura neoclassica francese. In controluce naturalmente l’eco di Stravinsky, ma alieno dal formalismo oggettivo e dall’intellettuale distacco con una soggettività amabile e accattivante. Le fonti sono plurime fino al “Falstaff” nei concertati buffi. L’invenzione di Martinu si impone soprattutto nella varietà e nella malizia dell’orchestra-zione. Affiorano talora consonanze nella spigliata recitazio-ne con il compositore goldoniano più celebre, Wolf-Ferrari, ma la scrittura è più sapiente. Dopo regie deboli (Michieletto è l’eccezione che conferma la regola) La Fenice scopre un forte talento trentenne, ancora alle prime esperienze di teatro musicale. Si chiama Gianrnaria Aliverta, a mio parere tra i più dotati nuovi registi italiani. Lo spettacolo è attualizzato, con un orecchio sensibile alla musica. Non c’è la pungente asprezza di Goldoni, ma un racconto sorridente e ironico ben articolato nello sviluppo dell’azione. Massimo Checchetto ha ideato una scenografia di limpido effetto visivo: stanze-scatola ruotanti con vari ambienti domestici e Spa. Uno spettacolo semplice e poco costoso. La compagnia di canto è ben coordinata. La protagonista Silvia Frigato è una cantante di perfetta formazione baroc-ca e belcantistica. In Martina rivela una levigata grazia, ma la sua vocalità è ancora troppo cameristica. Di bella evidenza Omar Montanari, brillante cantante-attore, Marcello Nar-dis e Bruno Taddia: sono i tre spasimanti sedotti dalla locan-diera. Il direttore John Axelrod imprime un’eccezionale incisi-vità novecentesca dimostran-do carne un’opera che guarda al passato suoni comunque moderna.

di Mario Messinis su Il Gazzettino

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VENEZIA, TEATRO LA FENICE: “MIRANDOLINA” DI BOHUSLAV MARTINŮ

È sbarcata per la prima volta in laguna Mirandolina – quindicesimo titolo della Stagione Lirica e Balletto 2015-2016 della Fondazione Teatro La Fenice –, opera comica in tre atti, tredicesimo e penultimo lavoro per il teatro di Bohuslav Martinů su libretto prodotto in italiano dallo stesso compositore ceco, che lo trasse dalla Locandiera di Carlo Goldoni, la commedia più celebre e amata dell’autore veneziano, che ha ispirato, in ogni tempo, opere liriche (basti citare quelle di Antonio Salieri e di Giovanni Simone Mayr) e film, per non parlare delle varie edizioni televisive della commedia (strepitosa quella con Carla Gravina e Pino Micol per la regia di Giancarlo Cobelli). La trasposizione di Martinů nasce a metà del ventesimo secolo: la sua composizione risale al 1953, anno in cui si presentò al musicista ceco un’occasione propizia: la borsa di studio conferitagli dalla Fondazione Guggenheim.

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Venezia – Teatro La Fenice: Mirandolina

Nella Mirandolina di Bohuslav Martinů rimane ben poco dell’originale goldoniano; nel lavoro del compositore boemo La locandiera, con la sua introspezione sulla misoginia e sul tormentato rapporto tra sessi, resta decisamente un mero pretesto.
La vicenda è quella, così come i personaggi, che però vengono trattati più come caratteri dellaCommedia dell’Arte che non come persone reali. Il libretto, che il compositore stesso elaborò in lingua italiana, è di fatto debolissimo, tanto da sembrare non più di una giustapposizione di frasi e battute tratte dal capolavoro del Goldoni. Altro discorso è  la musica che, orecchiabile solo in apparenza, poggia invece su pilastri armonici e contrappuntistici di assoluta complessità; il canto procede in maniera autonoma rispetto all’orchestra, chiamata a scarti ritmici sorprendenti e ad impasti sonori inaspettati, e si caratterizza per una costante inclinazione al declamato.

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