Tutti all’ Opera

LA GRANDE lirica in versione povera e low cost, ma con un taglio moderno. E in più con il coinvolgimento di giovani debuttanti (voci, direttori, scenografie, costumi) oltre agli attrezzi di scena costruiti dai detenuti del Carcere di Monza. Ha un coraggioso impianto a metà tra operazione sociale e ricerca di giovani talenti il nuovo cartellone operistico del Centro Culturale Rosetum, al via da oggi con il Barbiere di Siviglia di Rossini. Nel teatro di quartiere (inaugurato però nel ‘57 con la benedizione della leggendaria Maria Callas), dove si tennero i concorsi di Magda Olivero e i debutti di Tiziana Fabbricini e José Cura, sta lievitando un progetto nuovo, incastonato in una vivacissima attività di recite di teatro e pittura, corsi di clownerie e serate di cinema.

L’idea non poteva venire che dal francescano padre Marco Finca (direttore artistico del Centro, melomane convinto e cugino del soprano Barbara Frittoli) che dopo il rodaggio nel 2013 rilancia il sabato sera con tre titoli, replicati la domenica delle 16: prima il Barbiere rossiniano con le fresche ugole dei coreani Jisu Sohn e Matteo Jin, poi l’immancabile Bohème di Puccini (22/23 marzo), quindi un romantico

Elisir d’amore di Donizetti (17/18 maggio), e inoltre il recital lirico del tenore russo Maxim Mironov (5 aprile) e le dirette in video HD delle opere nel circuito internazionale. Il tutto con l’appoggio finanziario di Maria Candida Morosini (10 mila euro per il primo weekend) che ha voluto dedicare la stagione al figlio 40enne Francesco, morto durante una scalata in Grigna nell’agosto scorso.

Lezione utilissima, con i tempi di crisi che corrono. Non a caso la giovane associazione VoceAllOpera, sorta sul Lago Maggiore a Nebbiuno e guidata dal cantante/ direttore artistico Gianmaria Aliverta (qui in veste anche di regista), ha affidato l’incarico scenografico a Claudia Brambilla, diplomata dall’Accademia di Brera, che già nel 2010 era nel team che aveva vinto il bando al Regio di Torino per un progetto di giovani sul Rigoletto. «Si può fare moltissimo anche con un budget ridotto, bisogna ingegnarsi — spiega la Brambilla, che aveva già ideato per Traviata un apprezzatissimo lampadario con capsule della Nespresso e cerchioni di bicicletta, in stile Damiano Michieletto — Anche per Barbiere di Siviglia abbiamo escogitato soluzioni innovative. Nel secondo atto la camera di Don Bartolo ha mobili in stile Ikea, con un audace radicalismo postmoderno. E per Elisir d’amore lavoreremo con i giovani dell’Accademia di Belle Arti di Verona». Così alla volontà di avvicinare gli under 21 alla lirica («puntiamo ad attualizzare la vicenda — dice il regista — non ad usare il solito fondale dipinto») c’è anche il tocco artigianale della Cooperativa Legnamèe, che dal carcere di Monza fa uscire suppellettili e oggetti di scena offrendo lavoro ai detenuti. Ridotto all’osso anche il piccolo ensemble strumentale d’accompagnamento, diretto in Rossini dal 24enne Alessandro Arnoldo: quasi un omaggio alle prime fortunate tournée di Leo Nucci, che avviò la strepitosa carriera facendosi accompagnare dal suo piccolo Ensemble Salotto ‘800.

Luigi di Fronzo su La Repubblica