Danilo Boaretto Operaclick

Se dovessimo sintetizzare in tre aggettivi le nostre impressioni circa la lettura registica di “Gianni Schicchi” scaturita dalla mente di Gianmaria Aliverta ed alla quale abbiamo assistito sabato sera presso lo Spazio Teatro 89 a Milano, potremmo definirla geniale, originale ed esilarante.

Un’ora di spettacolo in cui il pubblico si è divertito di gusto nel vedere trasformato il defunto Buoso Donati in Silvio Berlusconi e di conseguenza, i suoi naturali ed aspiranti eredi, nei volti più noti della politica nostrana degli ultimi vent’anni.

Che Buoso Donati avesse le sembianze del celebre Cavaliere d’Arcore lo si è intuito subito dalle innumerevoli foto distribuite sugli scaffali della scenografia che ricostruiva le librerie che abbiamo visto spesso nelle dirette in cui il Berlusca lanciava i suoi videomessaggi. Le risate del pubblico non hanno tardato a farsi sentire nel momento in cui sono comparsi i molti personaggi previsti da questo gioiellino pucciniano perfettamente truccati da Bindi, Di Battista, Salvini, Meloni, Alfano, Bersani, Boschi, Toninelli, Santanchè fra i quali non poteva mancare il Gherardino impersonato dal piccolo (non solo di statura essendo un bambino) Antonio Travaglini, per l’occasione uno spassosissimo Brunetta.

Oltre al curatissimo trucco quello che ha fatto davvero la differenza è stata l’attenzione con cui ogni personaggio è stato studiato, recitato ed imitato nei movimenti, negli atteggiamenti ed anche negli eventuali tic, ovviamente tutti accentuati tanto da farne delle simpaticissime caricature. La Meloni che strabuzzava gli occhi, Bersani con il perenne sigaro tra le dita, Salvini un po’ truzzo ed esagitato nei movimenti, Alfano con lo sguardo corrucciato, la Bindi bacchettona, la Santanchè volgarotta, la Boschi gnocca, Toninelli dallo sguardo perso e costantemente ilare, Di Battista sempliciotto.

Luca Vianello nel ruolo di Matteo Renzi/Gianni Schicchi ci ha colpito per le non comuni doti di caratterista. La voce di questo baritono è ben proiettata ed a fuoco sino al passaggio mentre tende ad arretrare un pochino sulle note più acute; se riuscisse a migliorare un po’ questo aspetto così da rendere più omogenea l’emissione avrebbe tutte le carte in regola per far suoi i più importanti ruoli da baritono brillante. Ad ogni modo strepitoso è stato il modo con cui ha evidenziato l’accento toscano e i dentini a castorino tipici dell’ex Premier toscano ed altrettanto spassoso quando ha dovuto trasformarsi in Buoso Donati e quindi prendere le sembianze di Berlusconi con tanto di bandana ed accentuata cadenza milanese.

Uno dei momenti più divertenti dello spettacolo è stato quando gli eredi hanno trovato il testamento di Donati e l’hanno srotolato lasciando apparire il notissimo contratto con gli italiani di berlusconiana memoria. Ma altrettanto riusciti sono stati i camei costruiti intorno alla figura del Maestro Spinelloccio e del notaio. Il primo appare con le sembianze di Romano Prodi ed è bravo Giovanni Tiralongo nel caricaturare il professore bolognese con il suo mellifluo parlato, ponendo l’accento sulla strepitosa frase finale “Non ho delle pretese, il merito l’è tutto della scuola bolognese!” che ha lo stesso effetto della classica ciliegina sulla torta. Lo stesso Tiralongo è altrettanto bravo nel variare il suo trucco ed a trasformarsi, nel momento della dettatura del testamento, nel notaio che in questo caso è Bruno Vespa. La scena è stata completata trasformando la casa di Donati nello studio televisivo di Porta a Porta e portando, come ospiti, Apicella/Pinellino con l’inseparabile chitarra e Lele Mora /Guccio, rispettivamente Gabriele Faccialà e Stefano Pozzi (sostituito nella recita di domenica da Andrea Merli).