Il secondo appuntamento della stagione lirica del Teatro Rosetum e dell’Associazione culturale di VoceallOpera è andato in scena sulle note de “La Bohème” pucciniana.
Anche in questa occasione, come per il precedente Barbiere di Siviglia, il regista Gianmaria Aliverta – nonchè scenografo e costumista – è riuscito a realizzare l’opera nel rispetto del libretto, ambientandola con buona credibilità in un contesto odierno.
La Bohéme parla di giovani, perciò di una realtà che noi conosciamo bene, come detto dallo stesso regista nelle note di sala: “…Ho cercato di portare in scena una situazione il più reale possibile: i bohèmiens protagonisti dell’opera, sono tutti studenti della “generazione Erasmus” che condividono un appartamento fatiscente a Parigi in cui assecondano le loro passioni e inseguono i loro sogni.”
A causa dell’assenza del golfo mistico, la recita è stata accompagnata da un violino, un fagotto e un pianoforte, che grazie all’attenzione del direttoreGianluca Fasano, sono riusciti a sopperire piuttosto bene alla mancanza dell’orchestra.
Il sipario si apre su una soffitta parigina poco arredata in cui Rodolfo scrive una poesia su un pc mentre Marcello, street artist, disegna graffiti su una tela con una bomboletta. Dopo la scena colorata e vivace dell’atto seguente con la divertente presenza di un clochard a bordo palcoscenico, il terzo si svolge in un cantiere ma la drammaturgia è sostanzialmente rispettata. Sciolta e spontanea la recitazione di tutti gli interpreti: Mimì una studentessa semplice che conquista un aspirante poeta, Colline un giovane filosofo e Shaunard un musicista membro di una band.
Ingiudicabile l’esibizione del tenore Manuel Pierattelli che a causa di una persistente indisposizione già annunciata all’inizio dell’opera è stato sostituito da Alessandro Mundula. Entrambi i tenori ci sono parsi dotati di un buon materiale vocale, ma forse non ancora adeguati ad un ruolo complicato come quello di Rodolfo.
Mimì è stata interpretata da Mai Nischida, la quale si è dimostrata all’altezza del ruolo. Il soprano ha messo in evidenza una voce morbida e rotonda, più adatta alle pagine liriche, seppure in alcuni momenti si è percepito un vibrato tendenzialmente largo.
Scenicamente e vocalmente adatti il Marcello di Junsik Jung e il Shaunard di Daniele Caputo. Buona anche l’esibizione di Nicolò Donini nel ruolo di Colline che ha cantato discretamente l’aria toccante dell’ultimo atto in cui dà l’addio alla sua vecchia zimarra.
Abbastanza apprezzabile e adeguata Maria Mudryak, soprano leggero dotata di una voce particolarmente sonora, interprete della prorompente Musetta.
Altrettando all’altezza gli interventi di Lee Keebaek nei panni di Benoit e successivamente di Alcindoro, di Matteo Cammarata come Parpignol e di Mattia Muzzio rappresentante un venditore.
Soddisfacente l’impegno del Coro Rosetum e delle voci bianche della Nova scuola di musica Buccinasco.
Al termine il pubblico è stato generoso di applausi con tutti i protagonisti.
In attesa della prossima rappresentazione de “L’elisir d’amore” possiamo continuare ad essere soddisfatti di questo progetto portato avanti con passione ed impegno. Ottimo!
Eleonora Boaretto su Operaclick