Beatrice Manca Il Fatto Quotidiano

Alla corte del Duca di Mantova la notte è sempre festa: ragazze bendate che aspettano nelle alcove, baby-escort con i codini, calze e colletti bianchi, pronte per essere spogliate da uomini mascherati. Tutto sotto l’occhio vigile della mezzana, un travestito che troneggia in abito lilla e frustino. Gianmaria Aliverta, regista enfant prodige di VoceAllOpera, dipinge così il suo Rigoletto: un travestito che – tacchi pitonati, parrucca a caschetto, chemisier violacea – procaccia le donne per il divertimento del Duca e dei suoi cortigiani. E la sorte ha voluto che la cronaca di queste ore (pure drammatica) rivitalizzasse la modernità di una delle opere più amate di Giuseppe Verdi. Tutto – come è nel dna della compagnia – allestito allo Spazio Teatro 89 di Milano con piccolo budget, grandi intuizioni e cantanti giovanissimi. La missione è quella di portare l’opera a tutti, fino alla periferia. Periferia-periferia: il teatro è incastonato tra una bocciofila e un bar. Eppure è tutto esaurito e il pubblico ringrazia con generosità: applausi a scena aperta, ovazioni finali. Domani, 17 marzo, la replica.

Mantova, in questo Rigoletto, sembra un po’ la Milano da bere degli anni Ottanta, con i suoi arrembanti finanzieri in doppiopetto. O, visto che parliamo di una compagnia più o meno under35, la Milano-sushi-e-coca di Myss Keta: sul palco non c’è il sushi, ma la coca sì. E le donne, tantissime donne, perché Questa o quella, dice da un secolo e mezzo il Duca, per me pari sono. Ed è Rigoletto – il deforme, il buffone Rigoletto, in bilico sulle scarpe col tacco – a spingerle nel suo letto. Tutte tranne sua figlia Gilda, che tiene sotto chiave per proteggerla dagli appetiti voraci che lui conosce bene perché contribuisce a sfamare. Gilda (una straordinaria Sabrina Sanza, classe 1996) vive in una cameretta che è il suo castello e la sua prigione: è un’adolescente rimasta bambina, con il crocefisso arrotolato al polso, le scarpe da tennis rosa e l’album dei ricordi sotto il cuscino. Per lei – l’unica stilla d’amore della sua vita – Rigoletto smette i panni della maitresse velenosa per tornare uomo e padre amorevole. Ma il troppo amore non è protezione, è prigionia: Rigoletto non può salvarla dalle mire del Duca, che la guarda come il lupo cattivo delle fiabe. Non può salvarla nemmeno dal branco di cani affamati dei cortigiani, che per fargli un torto decidono di rapirgli l’amante che tiene in casa. Nessuna amante: è Gilda, la sua bambina ancora non cresciuta. Ma chi mai penserebbe che un travestito, dileggiato e disprezzato da tutti, possa aver concepito una figlia?